Intervista allo scrittore Alessandro Bellomarini

Ciao! Potresti presentarti ai miei lettori: chi sei e cosa fai nella vita?

Buonasera a tutti i lettori. Sono Alessandro Bellomarini e sono uno scrittore romano. Scrivo sin da quando ero bambino e nel tempo mi sono cimentato in svariate attività artistiche. Ho toccato la poesia, la narrativa, la scrittura teatrale e cinematografica, fino ad arrivare al mondo della musica. Da alcuni anni, insieme al mio socio Daniele Volante, ho fondato una piccola etichetta discografica chiamata “Scuderia Musicale”. Grazie a questa etichetta ho provato anche a fare il paroliere.

Quali sono le opere che hai pubblicato?

Ho pubblicato diverse raccolte di poesie e un paio di sceneggiature cinematografiche. Il mio ultimo romanzo invece si intitola “I giorni che ho perso”.

Tratteremo la tua opera “I giorni che ho perso”. In essa l’amicizia è un tema affrontato in modo profondo: per te cosa è l’amicizia? Quale significato ha nella tua vita?

Credo fortemente nell’amicizia e il tema è sempre presente nei miei romanzi. Credo nell’amicizia e negli effetti nostalgici che crea nel cuore quando questa è sincera e vince il tempo. Anche ne “I giorni che ho perso” viene raccontato su due linee temporali differenti che poi si intersecano.

Nella tua opera, inoltre, viene affrontato in modo caratteristico il tema della morte. Cosa rappresenta per te la morte?

La morte rappresenta una paura che attraverso la scrittura viene sfatata. Ciò di cui non parlo dal vivo entra spesso a far parte delle mie storie. Cerco sempre di affrontarla come fosse “una rinascita”.

Domanda privata: hai amicizia intense o solo simpatiche conoscenze?

Entrambe come tutti, credo. Gli amici più stretti che ho sono stati inseriti ne “I giorni che ho perso”. Giony, Ermes e Morena ovviamente non esistono, ma le loro caratteristiche sono state prese da persone che esistono realmente. Morena è stata una figura importante nella mia vita. Figura che se ne è andata troppo presto.

Tornando alla tua opera: pensi mai di volerne cambiare qualche parte? C’è qualcosa che  pensi di aver trattato in modo superficiale o altro?

Ogni volta che rileggo i miei manoscritti non sono mai contento. Cambierei sempre qualcosa, per questo alla fine clicco sulla X in alto a sinistra del file e non lo apro più. Non perché credo di aver trattato determinati temi in maniera superficiale, ma perché ogni volta penso che avrei potuto parlarne ancora meglio.

“I giorni che ho perso” cosa rappresenta per te? E’ una singola opera elaborata per passione oppure, nasconde un significato radicato nel tuo essere?

Molte delle mie storie nascono da profonde gestazioni. Albergano per lunghi periodi nel mio computer per poi riaffiorare nei momenti più impensabili. La parte embrionale de “I giorni che ho perso” nasce una decina di anni fa. La morte della vera Morena ha fatto poi germogliare quel seme che non avevo mai annaffiato. Qui ritorna il tema della morte come una rinascita. Questo romanzo potrei dunque definirlo “Una rinascita”.

Quanto tempo hai impiegato per scrivere “I giorni che ho perso”?

Ci ho impiegato alcuni mesi, così con tutte le cose che scrivo. Ho una metodologia di lavoro serrata e da “impiegato”. Se so che devo completare un lavoro mi metto alla scrivania e scrivo fino all’ora che mi sono prefissato. Inevitabilmente ci sono anche i momenti morti, quelli della ricerca e ore buie in cui la pagina bianca sta per vincere la battaglia, ma la guerra la vinco sempre io.

Sei felice del percorso che stai facendo come scrittore?

Sì, ma sono sempre alla ricerca del “salto di qualità”. Voglio lavorare e migliorare sempre. Non sono mai soddisfatto. Penso di aver fatto molto, ma c’è ancora molto da esplorare.

Per l’opera “I giorni che ho perso” hai fatto delle presentazioni “in presenza”? Se sì, dove? Sei soddisfatto del modo in cui si è sviluppato il tutto?

Il romanzo è uscito nel periodo di piena pandemia e inevitabilmente ne ha risentito. Alle prime riaperture ho effettuato delle presentazioni e firmacopie in giro per l’Italia. Ad ogni mio romanzo faccio sempre un mini tour promozionale e la cosa mi diverte molto.

Hai in programma nuove presentazioni?

Se tutto va bene il 29 e il 30 aprile sarò alla Mondadori di Lucca per due giorni di firmacopie. Sarà l’ultimo, prima di dedicarmi completamente al prossimo romanzo che vedrà la luce alla fine dell’anno.

Hai in programma nuove opere?

Ho da poco firmato un contratto editoriale con Pathos Edizioni con cui pubblicherò il prossimo romanzo per la fine dell’anno. Si tratta di un progetto importante e totalmente diverso da “I giorni che ho perso”. Sarà l’ennesima sperimentazione narrativa dopo la fantascienza e il teen drama.