Venti anni

Venti anni

A vent’anni hai quella voglia irrefrenabile di andare via, prendere il primo volo disponibile e partire senza preavviso, con una sola valigia e con tanta speranza nell’anima.
Speranza, è lei, l’unica che ti accompagnerà poi in quel viaggio tanto atteso quanto disperato che deciderai di intraprendere.
A vent’anni è difficile far fronte alle debolezze e agli enigmi che la vita ci porge davanti.
l’Università, il lavoro, l’anima gemella, il futuro.
A vent’anni è un po’ tutto un dubbio.
È un po’ tutto improvvisato perché hai bisogno di trovare la tua strada, di costruire la tua indipendenza, la tua felicità.
È così dura avere venti anni oggi… il lavoro che scarseggia, la laurea che pare essere irraggiungibile, l’amore che non fiorisce e il silenzio che scende di sera porta con se tutti gli interrogatori.
Sto facendo abbastanza?
Cosa sono io, oggi, a vent’anni?
Mi chiedo a vent’anni come erano i miei genitori, come era mia nonna.
Provo ad immaginare com’era difficile avere vent’anni all’epoca di mia nonna, nel lontano millenovecentoquarantasei.
Mi chiedo come ha fatto a continuare la sua vita, con sopra le spalle il peso della guerra.
Come hanno fatto, quei giovani disperati tornati dal fronte, rigati dalle lacrime e dal dolore, ad andare avanti?
Mi chiedo anche come erano i vent’anni ai tempi di mia madre e mio padre, com’era quel millenovecentottantatre.
Forse ho troppe domande a cui rispondere, troppe incertezze e troppi dubbi.
Questi sono i miei venti anni e cosa racconterò di loro?
Potrò raccontare della Russia e degli stati Uniti, della crisi economica, del terremoto e degli alluvioni.
Potrò raccontare di me, dei miei dubbi e delle mie illusioni.
Racconterò di me e del mio viaggio mentale che ogni giorno affronto guardando fuori dal finestrino del treno.
Racconterò di tutte le anime che ho incontrato all’entrata dell’Università. Di quegli studenti disperati che cercano di conquistare un pezzo di carta per poter esercitare il proprio sogno oppure, semplicemente, lavorare.
E ancora, racconterò di come è stata dura andare via di casa, allontanarmi dalla mia famiglia, stare a chilometri di distanza dalla persona che amo, studiare di mattina e lavorare di sera.
Racconterò di tutto quello che ho fatto, delle notti passate a piangere perché troppo malinconiche, delle serate trascorse su una panchina a discutere se votare si o no al referendum, dei caffè presi alla macchinetta dopo un esame.
Racconterò di quanto è stata dura questa vita, di quanto preoccupata sono stata nel fare le mie scelte.
Racconterò di tutte quelle volte che ho tirato pugni verso il muro ed urlato in silenzio.
Racconterò poi, però, di quanto è stato bello sognare, sperare e lottare.
Racconterò di me e di ciò che sono stata e ti dirò, poi, che ne è valsa la pena.
Ne varrà sempre la pena.
Non arrenderti mai.

Lilith Hendrix