Urbe ferox

Titolo: Urbe ferox

Autore: Simone Volponi 

Editore: Watson edizioni (14 luglio 2020)

TRAMA

Un cadavere carbonizzato era stato crocifisso su un grosso cartello autostradale forato dai proiettili, e qualcuno, chissà se con amarezza o come subdolo invito a farsi sotto, aveva aggiunto una scritta tratteggiata con il sangue: “Benvenut nell’urbe”. L’Urbe feroce è una mega-metropoli dove regna il caos post umano, tenuto nei ranghi solo dall’intrattenimento offerto nei club, dai combattimenti nel Colosseo e dalla droga Overkill. Una Roma post apocalittica abitata da sbroccati il cui governo è gestito virtualmente dalla piattaforma Source, dall’effimera presenza della Sindaca e dagli Affaristi. È il mondo dove vive Marzia, prostituta assuefatta alla rovina che si limita a svolgere il proprio lavoro e a osservare la cruda realtà, finché non scatta in lei il sogno di allontanarsi da tutto. È il mondo dove vive Sybil, giovanissima killer creata in laboratorio, costretta per uno sbaglio non suo alla fuga con l’aiuto di Rog, il “pischello guerriero” che si guadagna da vivere come gladiatore post-moderno. Ma c’è davvero una possibilità di scelta? Esiste una via di uscita?

Ma questo libro super euforico e schizzato lo avete già letto? Io si, e devo dire di esserne rimasta affascinata! È principalmente adatto ad un pubblico adulto e non troppo sensibile. È ambientato in una Roma post-apocalittica. Non più una Roma bella e caotica che conosciamo dai tempi addietro ma una Roma dannata e ribelle. In questa avvincente storia troviamo Marzia, Rog, Sybil, gli sbroccati e altri personaggi. Sono tutti personaggi singolari, stravaganti e fuori dal comune. Non ho mai visto una Roma descritta in questo modo, l’ambientazione e la situazione sono coinvolgenti e catturano l’attenzione del lettore. La parte più bella è il modo in cui la realtà viene distorta. È una lettura davvero apprezzata e interessante. Con una chiave horror e psichedelica, distopico, l’autore lascia un alone di suspense intenso e surreale ad ogni pagina. È un tipo di scrittura abbastanza frenetica e un po’ comica, quasi cruda. Un’altra parte molto apprezzata è il fatto che, in alcuni determinati passi della storia, entra in gioco una componente musicale, come fosse un puzzle da costruire per poi tirare le somme a fine libro. Vorrei descriverlo come un libro che lascia il segno, bisogna leggere tra le righe. Consigliatissimo!

Vi lascio un piccolo estratto!

“Esseri, e basta. Non più umani. L’anima era evaporata tra le fiamme delle atomiche e dei giganteschi funghi di gas chimici quando gli ex alleati dell’allora Italia avevano deciso di staccare dal treno gli ultimi vagoni, quelli più ingombranti e lenti, e usare il Bel Paese come cavia per le loro sperimentazioni.”

“Gli sbroccati dell’Urbe odiavano quei cani che con le loro migrazioni si erano portati dietro il deserto e che insistevano con le implorazioni divine blaterando di speranza, di redenzione. Il dio dell’Urbe probabilmente era rimasto intrappolato sotto quel cielo sconvolto, preso anch’egli alla sprovvista dalla decadenza post-umana, e adesso sbatteva disperato contro le nuvole gravide di morbi come una mosca in trappola, in cerca di una via di fuga.”

“Il Crocca si calò le braghe e lasciò il suo arnese libero di muoversi. Ecco dove si nascondeva la mostruosità, tra la folta criniera pubica. Il suo cazzo era giallo e chiazzato di nero, si sollevava, si gonfiava e allungava, e agitava le zampe… due fila di zampette che correvano nell’aria e una bocca al posto del glande che si apriva sbavando sperma tra le zanne di un serpente. (…) La mano destra di Sybil si mosse rapida e afferrò tra le dita la lingua del Crocca, torcendola. Il Crocca strabuzzò gli occhi, e la ragazzina dal volto inespressivo gli strappò via dalle fauci l’intero organo muscolare con il suo carico di saliva. Il sangue riempì la gola del Crocca e gli strozzò l’urlo di dolore, che si amplificò fino ad annientargli il cervello quando la lama di Sybil tagliò a metà il pisello-rettile. La bocca con le zanne cadde sul pavimento unita a parte del suo corpo pulsante e a diverse zampe, e si dimenò nella pozza rossa come un pesce che annaspa.”

– Lilith Hendrix

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