Intervista allo scrittore Martino Rogai

Ciao Martino, benvenuto! Chi sei e cosa fai nella vita? Ti va di parlarci di te?

Ciao, grazie per l’intervista. Mi chiamo Martino Rogai, ho 33 anni e vivo a Firenze. Nella vita cerco di coltivare le mie passioni parallelamente al lavoro, attualmente sto entrando nel mondo della scuola come professione. Al contempo mi dedico alle mie più grandi passioni, come lo sport e da un po’ di anni la scrittura. 

Intuisco il tuo libro “Quarantina” sia nato dal periodo pandemico e di lockdown che il mondo ha vissuto (e sta vivendo), in particolare, come hai vissuto quel (questo) momento?

Durante il lockdown del 2020 mi trovavo a Fuerteventura dove lavoravo, a migliaia di chilometri di distanza dalla mia famiglia. È stato un momento molto difficile per me, come lo è stato per molte persone. Ha rimesso in discussione non solo la mia vita ma anche tante scelte e strade che avevo preso. Per fortuna qualcosa di buono è uscito da quel periodo, nel mio caso questo libro “Quarantina”, dove ho raccolto più di quaranta racconti che mi scambiavo con mia sorella durante il lockdown.

Ho trovato l’idea del tuo libro originale. Come è nata l’idea di portare a termine un’opera del genere (un po’ fuori dal comune)?

In realtà l’idea di farne un libro è nata da mia sorella Silvia, a cui avevo mandato i racconti senza scopo di pubblicarli ma solo per chiederle un parere sul mio stile di scrittura e per passare un po’ di tempo durante un periodo difficile come la quarantena. Silvia è una redattrice molto brava, e collabora con la Nepturanus Editore, a cui ha fatto leggere i miei racconti. L’idea di farne una raccolta è scaturita da loro, con mia grande sorpresa e gratitudine.

Quale messaggio vorresti trasmettere con la tua opera? Dal tuo punto di vista pensi sia arrivato al lettore?

Rileggendo i miei racconti credo che i messaggi siano multipli e che ognuno possa ricavare i propri. Le storie sono molto diverse fra loro, ma legate da alcuni fili conduttori come l’amore per la natura ed il rispetto degli altri e dell’ambiente. Alcune storie hanno connotati nostalgici, altre sono più comiche o poetiche. Questo deriva dal fatto che sono state scritte tutte in periodi differenti della mia vita. Quindi anche per il lettore il messaggio può variare in base a che periodo della vita sta vivendo.

Con quale aggettivo descriveresti il tuo libro? Sei contento della visibilità che sta ottenendo?

Non saprei come descriverlo, forse “una centrifuga di storie”, quindi l’aggettivo sarebbe “centrifugato” 🙂 sono contento di come sta andando, chi lo ha letto mi ha fatto i complimenti e mi ha detto che gli è rimasto qualcosa. Molti mi hanno consigliato che andrebbe letto nelle scuole. Ma io non posso entrare in tutte le scuole e mettermi a leggerlo, probabilmente mi caccerebbero fuori.

La tua è una vera e propria passione per la scrittura o altro?

La scrittura mi aiuta molto nel combattere lo stress e alcuni momenti difficili della mia vita. Ultimamente ho imparato a scrivere non solo come sfogo ma anche come divertimento. Mi piace in particolare inventare storie e dare vita ai miei viaggi fantastici che compie la mia mente. Ci vuole molta dedizione ed allenamento, e non sempre mi è facile scrivere, ma sicuramente è un qualcosa che mi affascina e che mi piacerebbe portare avanti anche nei prossimi anni.

Quale è il tuo approccio con il pubblico?

Non saprei. In realtà con “Quarantina” mi sono esposto per la prima volta al pubblico anche con una leggera apprensione. Soprattutto si ha paura delle critiche, in particolare per chi fa già ampio uso di autocritica, ma ho scoperto che anche le lodi possono mettere pressione. Ma alla fine fin da quando ho iniziato a scrivere mi sono riproposto di scrivere per me stesso, senza dare risalto al parere degli altri, perché solo in questo modo riesco a godermi il momento della scrittura.

Hai programmi per il futuro; nuovi racconti, romanzi o storie?

Mi piacerebbe molto scrivere un romanzo. Ho già alcune bozze in un cassetto, si tratta di avere la forza di riaprire il cassetto, riprenderle in mano e smettere di iniziare nuovi progetti.