Monologo da ignorare

Monologo da ignorare

È notte fonda. È quasi giorno. Non dormo e il cielo incomincia a lasciare spazio alle sue lacrime. Questa cosa è molto rilassante, non ha paura, non si vergogna… È da ammirare! Tenace! Raffinato!
Le prime luci dell’alba fanno rumore, c’è una ventata di freschezza e un marasma di cinguettii che non sopporto, l’ansia sale e scende, il malessere incombe scaltro nella mia anima nemica; è ora di alzarsi ed essere produttivi.
I miei libri mi aspettano e d’un tratto si fa silenzio nel mio cuore, mi irrigidisco davanti alla fisica dell’amore, maledetto amore e odio che mi tormenta!
Scrivo svelta gli obiettivi da raggiungere e spunto il primo traguardo: alzarsi. Non è scontato.
Decido (azzardo) di prendere il caffè per rianimare il mio corpo, mi sento cadavere e tedio nei vestiti del giorno prima; classico nero, solita maglietta sgualcita dal tempo e un elastico per raccogliere la mia chioma sciupata dal sole.
Ahimè, che dolore questa estate!
Ho smesso di contare le coltellate che ho ricevuto nel mio cuore e ho perso il senso dell’ordine, i miei pensieri vagano ombrosi tra le spine di grano ormai deturpate, vorrei…
C’è tanto desiderio per cui bruciare ma non ho le forze per poter distinguere un fiore da un pezzetto di legno.
Dovrei ignorare i cataclismi della vita eppure, temeraria, non faccio altro che scrivere poesie fallimentari… Come quella senza nome e senza tempo che ti vorrei dedicare.

Ti vorrei amare
Ma tu mi porti dei fiori
Mi porti a morire
Di consolazione
Sei il sogno e la passione
E nostalgia
Della voglia di vivere che non ho.

Non ho più voglia di vivere e mi chiedo se mai la ho avuta…
È notte. È giorno. È notte e di nuovo giorno, in lontananza avverto la voce di un uomo chiamare la sua amata. È follemente innamorato, invaghito, deluso, malato di un sentimento sconcertante, proibito e illusorio.
Vorrei consolarlo, porgergli le mie condoglianze ma mi ricordo di essere io stessa male e tromento per qualcun altro e mi sento male, male, male, stronza e cattiva da stare male. Ho già detto male?
…che disperazione, la vita, la gioia infinita!
Chiudo gli occhi, è buio, l’oscurità penetra nelle mie vene ormai spente.
Apro gli occhi, le stelle brillano e la luna mi ricorda quanto ancora bisogna soffrire per raggiungere l’estrema… Sanità (mentale).
Adesso ho capito cosa è! Dissenso, smarrimento e disperazione su una tela invisibile: è la vita!

– Lilith Hendrix, Agosto 2020

Immagine: Salvador Dalì