Ricordo le luci della città

Ricordo le luci della città sparire nel buio della notte, e quel treno così affollato diventare di colpo vuoto, spento e triste come il mio animo.
Erano quasi le otto di sera e ricordo quell’odore di illegale nell’aria, quello sguardo mancato e quel pensiero sconnesso che mi ossessionava.
Le ore passavano e i ritardi aumentavano…così come il mio senso di abbandono e il tedio interiore difficile da colmare.
Era freddo, era inverno ed io stavo viaggiando senza connessione, senza sapere dove, come e quando sarei arrivata a destinazione.
Ricordo le luci della città morire tra le mie braccia, avvolte nella notte.
Avevo appena finito il turno lavorativo e non avevo né pace né tepore.
Al tempo, tra la nebbia e la leggera pioggia della sera, mi avvolgevo stretta nel mio cappotto nero… Triste e malinconica, disegnavo fiori su un taccuino.
Non potevo fare altro che ammirare l’assenza di rumore nonostante il cigolio dei vagoni fosse stridente.
Pensavo immensamente al mutare dell’essere e al distopico malumore perenne presente in una vita frenetica, ermetica e dissidente.
(…)
E se adesso penso, rimembro… Un senso di apatia avvolge il mio corpo magro.
Quanta poesia nella notte che scende, nei pensieri che viaggiano e in quei tramonti distanti che oltre le montagne non lasciano vita alle mie emozioni.
Adesso non mi sembra vero di essere ferma e poter misurare i miei sentimenti.
Lascio memorie nel tempo…
Un tempo che difficilmente, tornerà.

– Lilith Hendrix