Recensione: Gli irredenti

Cari lettori, vorrei lasciarvi il mio pensiero riguardo un libro che mi ha preso fin da subito, “Gli irredenti” di Marco Avonto.

Titolo: Gli irredenti

Autore: Marco Avonto

Editore: Morellini Editore

“In un paese immaginario tra Vercelli e Alessandria,

una cruda vicenda di periferia dai tratti duri e violenti,

popolata da un’umanità al limite tra vizi e perdizioni.”

È un’umanità ai margini quella che popola il romanzo d’esordio del torinese Marco Avonto che con “Gli irredenti. Una cruda vicenda di periferia” – collana Varianti, in libreria dal 14 aprile (272 pp., 17,90 euro) – offre al lettore uno spaccato di vita della provincia italiana con il suo linguaggio duro e violento, la quotidiana rassegnazione per una vita migliore, i protagonisti quasi “caricaturali” nella loro definizione ma così veri da far male, capaci di smuovere un sentimento di commiserazione verso quei figli che per un crudele gioco del destino, si trovano a espiare le colpe dei genitori.

SINOSSI

Borgo Alamo, 1997. Durante una battuta di pesca lungo il torrente, Pietro – un adolescente dal carattere schivo – scopre inavvertitamente che il figlio del sindaco del paese, Tommaso Pastore, detto il Bue, sta avendo rapporti omosessuali con un tossico di Alamo. Il Bue, temendo che la storia trapeli, affoga il ragazzo e decide di comprare il silenzio del suo amante. Il sindaco, per salvare il figlio, decide di risolvere la situazione nell’unico modo possibile: trovare un capro espiatorio: contatta Landi – il padre alcolizzato di un ragazzino rimasto menomato in seguito a un incidente – offrendogli un compenso affinché incolpi il proprio figlio per la morte di Pietro. Ma qualcosa va storto e il Bue deve scontare la sua pena in carcere. Solo molti anni dopo, nel 2017, uscito di galera, il Bue proverà a trovare un’occasione di riscatto quando incontrerà Chiara, la figlia di un’altra “marginale” di Borgo Alamo con una difficile situazione familiare alle spalle, un legame che lascerà intravedere uno spiraglio di luce nella notte più buia.

Ho trovato questo libro ben strutturato e caratterizzato da una trama intrigante.
È diviso in parti e adotta un linguaggio “duro”.
All’interno della storia ci sono vari personaggi collegati fra loro e questi ultimi sono tutti caratterizzati da un disagio interiore che, nel corso della narrazione verrà palesemente evidenziato.
In questo libro si incrociano due generazioni diverse, facendo del loro disagio un punto di incontro per poter crescere e, in un certo senso, alleggerire la propria anima.
Alla base di questa opera c’è la concezione dell’omosessualità nell’Italia degli anni ’90.
All’epoca l’omosessualità era una vergogna per la famiglia, era un argomento da evitare, da nascondere, quasi fosse un male.
Infatti, partendo da questo concetto, il principale protagonista di questa opera si troverà a fare i conti con se stesso e le sue paure, con il timore del giudizio della società. Dovrà attraversare la vita e riflettere a fondo per poter trovare un riscatto e la sua pace interiore. Ho trovato la descrizione di questo argomento molto particolare.
Essendo un tema delicato (e nello stesso tempo spinoso), l’autore è stato in grado di cogliere il punto della situazione evidenziando il disagio interiore del personaggio principale in modo riflessivo, senza appesantire la lettura.
È un bel libro che porta con sé una morale. Ne consiglio vivamente la lettura.
È un libro su cui poter riflettere e domandarsi se, tra ieri e oggi, il concetto di omosessualità sia cambiato in qualche modo.
La risposta a questo quesito non è scontata.

Vi invito a leggere l’intervista dell’autore Marco Avonto. Complimenti all’autore, è un libro che merita attenzione.

– Lilith Hendrix

(In collaborazione con Saper Scrivere)

Per proposte di collaborazioni, recensioni, informazioni, consigli: lilith.hendrix@gmail.com