Lettere mai spedite

Forse doveva andare in questo modo, cerco di convincermi che tutte le decisioni che sono state prese siano quelle giuste, quelle adatte a me.
Ho scelto quel che meglio ho creduto in quel momento ma dentro di me sento di aver fatto uno sbaglio enorme.
Ho pensato di non essere abbastanza, di non averti dato abbastanza, di essere stato quel tipo di persona che risulta essere pesante, viziata, egoista.
Sono passati tanti anni, tanti mesi e altri tanti giorni eppure, ti penso.
Ti penso sempre.
Ti ho sempre pensato e continuerò a pensarti.
Ripenso a quando dinanzi quel caffè che ti offerto al bar, dove ti avevo incontrato per caso, mi hai detto che la vita è troppo breve per evitare di viverla.
Mi hai detto che si va avanti, che le situazioni scomode si superano e che si va oltre, si va sempre oltre.
E perché io non sono andato oltre, allora?
Perché?
Perché mi fermo sempre davanti quella panchina sporca, dove ci vedevamo sempre il sabato sera?
Perché quando sono a letto, nudo, penso sempre alle tue mani che mi sfiorano la pelle e ai bellissimi brividi che mi facevi venire, quando mi accarezzavi?
Dimmi perché penso sempre di aver sbagliato tutto?
Ti chiedo scusa.
Ti chiedo scusa perché non ho capito davvero di cosa avevi bisogno quando mi dicevi di dover stare lontana da me.
Ti chiedo scusa, perché non sono stato in grado di capire la tua anima.
Ti chiedo scusa per averti limitata, per aver impedito alla tua arte di esplodere, per tutte le sigarette spezzate, i cd graffiati e i libri strappati.
Chiedo scusa per essere stato egosista, infantile.
Ma sappi che nonostante tutto, ti penso.
Ti penso perché sei la persona più importante della mia vita e senza di te non posso stare.
Ti penso perché il tuo pensiero ossessivo mi fa sopravvivere in questo malsano mondo terreno.
Ricordo le passeggiate per via del corso, quando quella sera di agosto Roma era in festa e tu eri euforica, quando litigavano perché tu volevi vedere i tuoi amici ed io te lo impedivo, quando ti portavo la colazione ma tu la donavi ai gatti randagi, quando tu rifacevi il letto ed io lo disfacevo perché non mi piacevano le coperte.
Non sono stato in grado di capire le tue esigenze.
Forse non le capirò mai perché siamo completamente diversi ma nonostante tutto, mi manchi e ti voglio al mio fianco.
Ti amo.
Ti amo con tutto ciò che hai, con tutti i problemi che hai, con le tue indecisioni e le tue perversioni.
Con i tuoi difetti, il tuo orgoglio che lotta contro il mio, con i tuoi sorrisi e la tua cocciutaggine.
Io ti voglio e ti aspetto.
Ti chiedo scusa umilmente.
Ti chiedo davvero scusa.
Ma ti prego, torna.
Ti prego, torna da me.

– Lilith Hendrix, tratto da qualcosa che sto scrivendo.